Arriva Zika … ed il mondo trema!

Ci risiamo … un piccolo, minuscolo insetto, nel qual caso una zanzara, torna a terrorizzare il mondo intero … .

L’ultimo bollettino recita di tre cittadini canadesi rientrati infettati dopo un viaggio all’estero. Inoltre altri tre casi sono stati accertati a New York, tra cui una donna in stato interessato. Alcuni casi erano poi stati registrati anche in Italia, risalenti addirittura a circa un anno fa, quando quattro turisti italiani di ritorno dal Brasile accusarono i sintomi, che generalmente non differiscono molto da quelli connessi ad un forte stato influenzale.
Di giorno in giorno, con sempre maggior enfasi e drammaticità, la stampa inizia a dar notizia di questi sporadici episodi, sparando cifre e prospettando scenari apocalittici.

A fomentare tali timori è sempre lui, l’OMS  (Organizzazione mondiale della sanità), che con i suoi soliti toni drammatici ha lanciato l’ennesimo catastrofico annuncio: “Il virus Zika nelle Americhe si sta diffondendo in maniera esplosiva. … . ci potrebbero essere 3-4 milioni di contagiati nel Continente americano”

Ormai avviene con una sistematicità, quasi sospetta … : ogni tre, quattro settimane l’OMS tira fuori un nuovo allarmistico comunicato. Infatti non appena si sono sopiti gli echi della surreale vicenda sulle carni rosse, equiparate ai più virulenti agenti cancerogeni, di colpo spunta fuori una nuova pandemia. Con la dietrologia, che non ci sarebbe propria, ma a cui siamo sempre più spesso, nostro malgrado, costretti a ricorrere, ci chiediamo: “Ma questi annunci catastrofici, cosa in realtà sottintendono? Quali giochi di potere, … in essi in realtà vengono a manifestarsi da parte delle grandi case farmaceutiche, delle lobby del settore agro-alimentari, dei produttori d’armi …”.

Innominato

“Razzismo, fascismo, omofobia sono una montagna di merda”

Poco prima delle 11, a Milano, nei nei pressi del centro congressi dove si è tenuto l’incontro tra Marine Le Pen (leader del Fronte Nazionale francese) ed il leader della Lega Matteo Salvini,  sono stati riversati diversi sacchi di letame, sormontati da uno striscione, che riportava la frase: “Razzismo, fascismo, omofobia sono una montagna di merda”.

Per una volta, non c’è nientr’altro da aggiungere … .

Innominato

C’è chi paga per far spogliare una donnina …

C’è chi paga per far spogliare una donnina … e chi invece per far coprire una statuina!

A destra l'oscena nudita coperta nei pannelli di sinistra ...

A destra l’immagine dell’oscena nudità ….coperta nei pannelli di sinistra …

E’ sulla bocca di tutti (ed anche in qualche altro posto per altri …) e quindi non potevamo esimerci dal metterci il becco, ops … dal farci su la nostra bella pippa mentale! Ovvero, in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rohani in Campidoglio, il governo italiano ha  fatto coprire le nudità di talune statue dei Musei Capitolini.

Ufficialmente, così ci hanno raccontato …, l’atto è riconducibile ad una qualche forma di rispetto e sensibilità nei confronti della cultura iraniana.
Allora, ai più ingenui di noi è venuto spontaneo pensare che non sarebbe stato difficile programmare un percorso alternativo, oppure addirittura differenti sedi di incontro, che al tempo stesso non avrebbero né urtato la sensibilità del regime totalitario iraniano, né umiliato la nostra tanto bistrattata cultura italica. Ed invece no! Noi, siamo troppo ingenui: Rohani doveva vedere come noi italiani siamo bravi a metterci a 90!

Sia ben chiaro: di certo non è una novità introdotta dal nostro buon democristiano Renzi! Tale pratica, tale viscida sensibilità tutta occidentale, è ormai vetusta e consolidata, e non solo tipica dei nostri manierismi italiani. Infatti essa viene altresì ipocritamente costumata anche dalle ben più laiche e liberali democrazie francesi ed inglesi … .

Insomma, l’abbiamo capito tutti: si è trattato di una bella marchetta! Una bella marchetta da ben oltre 17 miliardi di euro in potenziali contratti. Una bella marchetta … però al contrario, in cui non ci è spogliati ma ci si è invece coperti.

I più attenti di voi adesso insorgeranno protestando che si tratta della solita vecchia retorica qualunquista, … che non c’è nulla di nuovo, … .
Ebbene sì, avete ragione! Infatti il fatto in sé non ha nulla di eccezionale, quanto invece a me piace strumentalizzarlo per sottolineare l’ipocrita meschinità, che spesso ci accompagna nelle nostre azioni di ogni giorno. Ovvero la nostra puritana cultura ci fa aborrire la prostituzione fisica, sì quella delle prostitute e delle escort, mentre spudoratamente ammette, e alle volte anche esalta, quella intellettuale. Per esser chiari, parlo di quegli atteggiamento e di quegli atti di cui, coscientemente ed incoscientemente, spesso ognuno di noi, ogni giorno, si fa interprete in ufficio, in fabbrica, in un locale pubblico, su un cantiere di lavoro. Insomma parlo di tutte le volte che per il vil denaro  mortifichiamo il nostro intelletto. Così è capitato oggi ai musei Capitolini, così oggi forse è capitato anche nel tuo ufficio o nella tua fabbrica.
Ed ecco quindi la nostra bella pippa mentale: tanto bravi a scandalizzarci per una, quando poi noi stessi, spesso, siamo protagonisti dell’altra, dovremmo allora ricordarci che alla fin fine, in entrambi i casi, è pur sempre solo prostituzione!

P.s.: anche il presidente iraniano Hassan Rohani ha poi dovuto fare la sua marchetta quotidiana. Pensate a come abbia salutato Papa Francesco: “Le chiedo di pregare per me …”.

Innominato

C’era una volta … il trattato di Schengen

Con toni più o meno catastrofici, grondanti di becera retorica o peggio di subdolo utilitarismo, ormai impazza da alcune settimane il tema della sospensione del trattato di Schengen.
Ma perché mai tutto questo clamore?“.

schengen2

I più informati, dall’alto della loro prezzolata competenza, pongono in evidenza che la sospensione è prevista dal trattato stesso. Ovvero l’articolo 26 del codice statuisce che in caso di “minaccia sistemica e persistente” alle frontiere esterne, potranno essere introdotti controlli fino a due anni. Con nonchalance, taluni sedicenti democrazie occidentali, quali Austria e Danimarca, hanno quindi formulato la seguente equivalenza: flusso di migranti uguale a libera circolazione di delinquenti e terroristi, ovvero  “minaccia sistemica e persistente”.

Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?“.

Altri acuti osservatori hanno altresì evidenziato che esiste la possibilità di sospendere l’uso del trattato per un limitato periodo e per specifici motivi. Questa misura è stata utilizzata già più volte e da diversi paesi, soprattutto in occasione di manifestazioni di respiro internazionale quali G7, G8, conferenze sull’Ambiente, campionati europei di calcio … .
Qualcuno di voi vuole azzardarsi forse ad asserire che il massiccio flusso di migranti, a cui è sottoposta negli ultimi mesi l’Europa non possa rientrare in questa casistica?
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Altri ben pensati fanno surrettiziamente notare come l’accordo di Schengen non sia stato sottoscritto da tutti i Paesi dell’Unione Europea, adducendo il caso ben più complesso del Regno Unito e della Repubblica d’Irlanda. Inoltre tali luminari evidenziano come in alcuni paesi dell’Unione Europea, quali Romania, Bulgaria, Croazia e  Cipro, non è entrato in vigore, benché sottoscritto, in quanto non sono stati attuati tutti gli accorgimenti tecnici necessitanti. Tali defezioni si sono ormai consolidate, senza che ne siano derivate catastrofiche conseguenze.
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Eminenti giuristi spiegano poi che il trattato di per sé statuisce semplicemente la libera circolazione delle persone, o meglio l’assenza di controllo alle frontiere delle persone, che non va confuso con i controlli doganali sulle merci, anche se portate sulle persone. Come dire facciamo passare il Tir, ma controlliamo l’autista … .
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Sedicenti storici raccontano ancora che il trattato di Schengen (1985) è stato inglobato nei principi dell’Unione Europea con il trattato di Maastricht (1992) e quindi di Amsterdam (1997), ovvero in epoche ben lontane da quegli anni cinquanta, quando sulle rovine della II Guerra mondiale la CECA (Comunità economica del carbonio e dell’Acciaio) e quindi la CEE (Comunità economica Europea) nacquero con l’obiettivo di promuovere innanzitutto la collaborazione economica tra i paesi, partendo dal principio che il commercio produce un’interdipendenza che riduce i rischi di conflitti.
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.
Non è che qualcuno, …. o qualcosa che conta, che conta davvero, inizi a temere che la sospensione del trattato di Schengen riesca ad attuare ciò che non è riuscito alla crisi innesca dall’affaire Lehman Brother?
Sarò più chiaro … non è che qualcuno o qualcosa inizi davvero a temere che per via di un effetto domino, di natura soprattutto economica, dalla chiusura delle frontiere si arrivi al crollo dell’euro e dell’Unione Europea?
“Pazzia allo stato puro!” molti di voi urleranno.
“Sì, forse avete ragione!” . Però non mi sembra di essere più fuori di testa di chi non rafforza i confini esterni, creando finalmente un esercito ed un corpo di polizia europea, ma che al contrario si accinge a ripristinare i confini tra membri di una stessa comunità. Per traslato è come se una famiglia anziché chiudere il cancello di casa, chiudesse le porte che separano le diverse stanze della casa stessa.
Sia ben chiaro, però, che non sto propugnando di rinunciare al dovere morale dell’accoglienza. No! Non sto dicendo assolutamente questo. Al contrario ritengo che perché si possa aiutare davvero chi migra, così come è capitato in tempi passati a noi europei …, ci si debba dotare delle adeguate strutture comunitarie, richieste dall’ardito ed oneroso compito. Ed invece, di anno in anno diventa sempre più anacronistico un’Europa che, anziché unificare i suoi apparati economici, politici, militari, giuridici e sociali, torna al contrario a dividersi nei confini tracciati settant’anni fa. Gli Stai Uniti d’Europa non esistono (e già lo sapevamo), né mai esisteranno. Nel frattempo l’asse del potere si sposta sempre più ad oriente, dove la Cina ha lanciato la sua offensiva demografica, legalizzando la nascita del secondo figlio per ciascuna famiglia, che le consentirà di raddoppiare la sua popolazione nell’arco di 20-30 anni. Ma di tutto questo parleremo altrove … .

Innominato

“Frocio, Finocchio …” disse Sarri a Mancini …

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“Ma io … che c’entro?” rispose il Finocchio a Sarri e Mancini …

E’ l’argomento del giorno … e non potevamo non farci su una delle nostre belle pippe mentali … . Però se vi aspettate prosopopee sul fatto che nel 2016 si discrimini ancora sui gusti sessuali, oppure se cercate delle considerazioni dietrologiche su quanto sia furbo Mancini a cercar di destabilizzare l’ambiente Napoli calcio, facendo perno sull’ingenua omofobia di Sarri, vi ripeto quello che dico spesso: “Fatevi un giro per il nostro blog e troverete … ciò che cercate!”.

In questo post, invece, mi voglio concentrare su un altro aspetto della vicenda. Un dettaglio che ha solleticato il mio intelletto, facendolo precipitare in una delle sue solite pippe mentali: “Ma perché si dice finocchio per designare un omosessuale?”.

Spazzolando su internet e leggiucchiando su dizionari ed enciclopedie, con mio grande stupore ho constatato che il tema è stato fortemente dibattuto, senza che poi alla fine si sia giunti ad una soluzione certa. Negli anni si sono alternate diverse ipotesi, più o meno fantasiose, alcune ridicole ed altre pretestuose. Del resto non poteva capitare altrimenti quando si ha a che fare con la stupidità umana: non potrei definire diversamente il pregiudizio e la discriminazione in base alle preferenze sessuali.

Tra le più fantasiose teorie, mi piace ricordare quella che vuole far risalire l’accostamento tra il vituperato ortaggio e l’omosessuale ad una fantomatica battaglia, occorsa tra greci e persiani. Ovvero in un tempo non ben definito, mentre imperversava la contesa, i greci notarono che i loro venerandi nemici persiani erano più interessati ad adornare le proprie armature, piuttosto che a muovere guerra. Traendo spunto dal campo di finocchi selvatici su cui si stava battagliando, i fieri occidentali greci iniziarono a prendere in giro i mollaccioni orientali persiani, paragonandoli appunto alla pianta del finocchio… .

Di ben altro tenore, è la teoria, andata di moda per molti anni, secondo cui nel medioevo si costumava gettare nei roghi, in cui si facevano spesse volte ardere gli omosessuali, piante e fasci di finocchi, per attenuare l’olezzo di carne bruciata. A sostegno di questa bizzarra interpretazione, che ad onor del vero non presenta nessun riscontro in testi né del tempo né di periodi successivi, alcuni sedicenti cultori della filologia hanno avuto l’ardore di evidenziare come il termine foggot, in inglese, designi sia la fascina di legna che l’omosessuale. A smentire tale boiata sono allora intervenuti altri eminenti filologi, che hanno dimostrato come l’etimologia di foggot derivi dal francese antico “fagot”, che significa “fagotto, involto pesante”, ovvero per traslato donna noiosa, petulante.

Volendo proseguire nel solco della filologia, non si può non menzionare la surreale interpretazione che taluni propugnano collegando il termine finocchio all’assonanza fonetica dei termini  “fenor culi”, cioè dal latino “vendita del culo“.

Altri ancora slegano l’accezione dispregiativa del termine dall’ortaggio in se stesso, per invece ricollegarla ad una maschera della commedia dell’arte toscana, chiamata appunto Finocchio, che rappresentava il servo ora sciocco ora astuto, ma dalle movenze comunque effeminate.

Infine, e veniamo alla teoria che va per la maggiore, molti mettono in evidenza come nel medioevo, sempre da qui si parte …, il finocchio selvatico spesso venisse utilizzato per aromatizzare i cibi, al luogo delle spezie orientali, ben più rare e costose. Per traslato dunque il termine finocchio andrebbe a designare una persona, che si ritiene di poco valore.
Tale interpretazione trarrebbe ulteriore linfa anche da uno pseudo sonetto, aprocrifo di Dante Alighieri, in cui appunto il termine finocchio va a designare una persona dappoco, infida, spregevole:
E quei, ch’io non credeva esser finocchi, [traditori]
ma veri amici, e prossimi, già sono
venuti contra me con lancie, e stocchi.

E quegli, ch’era appresso a me più buono,
vedendo la rovina darmi addosso,
fu al fuggir più, che gli altri, prono.

(Dante Alighieri (apocrifo), I sette salmi penitenziali, Tipografia Silvestri, Milano 1851, p.49).

Pur ammettendo per buona quest’ultima interpretazione, prepotente ed inquietante emerge il becero pregiudizio che ne è alla base. Ovvero nella nostra società è normale ritenere che un omosessuale sia una persona da poco, un essere infido e spregevole, un uomo non uomo. Ovvero nella nostra società per offendere qualcuno è sufficiente chiamarlo finocchio, cioè omosessuale: così ha inteso fare Sarri, così ha inteso capire Mancini.

Innominato

L’epica “pippa” di Orazio con la figlia Ilenia sconvolge l’Italia e il Web.

Sabato 9 Gennaio, presso la corte Mediaset dell’immutabile Maria de Filippi a C’è Posta per te, è andato in scena il “drama” siciliano che negli ultimi giorni ha sfamato i più accaniti pippaioli mentali del Web.

Fonte: trashitaliano.it                          Il sorriso del nostro eroe Orazio con la poetessa sua consorte.

L’ottima Maria, che tra le pippe mentali di vecchi e giovani tronisti, bravi e scimmiottanti artisti, trova ancora il tempo il sabato sera (seguendo il rarefatto tempo di registrazioni televisive) di rimanere basita di fronte ad esempi di umanoidi che fanno sempre più fatica a dimostrarsi umani.

Ecco che una famiglia di Gela mette in scena su due poltroncine (come fanno a starci comodi tra l’altro!) e una busta gigante (che non si arrende al progresso delle e-mail) un dramma umano che di epico ha solo il nome di uno dei protagonisti: Orazio.

Questo piccolo uomo bonaccione che, ridendo, ripudia la figlia e la lascia in pasto alla giovane e rampante coniuge tigrata in salsa rosa. Nonostante i brandelli di dignità e i pianti, la figlia Ilenia non demorde e si accontenterebbe persino di riavere solo un pezzo di quel padre un po’ vigliacchetto.

E dire che mentre volano ciuffi di pelo tra le due gatte, una in lacrime e l’altra con la bava la bocca, il buon Orazio si gode lo spettacolo con il sorrisetto dello scoglio imperturbabile sotto uno tsunami …

Con la stupita Maria de Filippi che, tra lo schifo e la maschera di fondotinta dell’esperienza, ha provato fino all’ultimo a capire il motivo di tutta la cloaca. E la nostra investigatrice, che già a suo tempo ha avuto il merito di scoprire come baciare e trovare il collo del consorte Maurizio Costanzo, svela l’arcano:

L’Orazio è stata vittima della PIPPA MENTALE del vigliacchetto, che per paura di ricevere le sfuriate della teutonica madre dei suoi due nuovi pargoletti, ha nascosto tutto il tempo i colloqui e gli incontri con la prima figlia Ilenia.

Dieci anni di odio costruito sulla paura e sulla pippa mentale di un uomo che minuto dopo minuto diventa macchietta.

Tra un “crepa” e un “mio nonno ti odiava”, il popolo in studio e sul web già si sfregava le mani e la tastiera per il linciaggio del giorno dopo, che sui social network è puntualmente scoppiato come un uragano, frantumando stavolta, con sferzate micidiali , anche lo scoglioso Orazio insieme alla sua pomposa sirenotta Valeria.

Per tre giorni ecco cosa si è scatenato sul web:

Sui Social le pagine siciliane e di Gela scrivono di vergognarsi di avere un esempio del genere nella loro terra.

Gela

Ogni video che ripropone gli highlights viene sonoramente seguito dal commento dello youtuber di turno che accumula così le sue belle visualizzazioni.

Noi stessi ci troviamo costretti ad inseguire e catturare questa enorme pippa mentale che tracima dalla televisione, al web, e viceversa.

Ma c’è chi fa di più, tanto da immedesimarsi così profondamente nella povera Ilaria, rimasta orfana honoris causa di padre, da creare una pagina fingendosi la donna e beccandosi la sequela di commenti di appoggio degli internauti dal “mi piace” facile.

FAKE PAGE!!! Link  (attualmente ricondotta, sotto minacce, a Fan Page)

Un’ondata di pippe che finirà con la VERA Ilenia che, forse, denuncerà la sua promotrice non richiesta (diecimila like per la pagina fake in neanche un giorno e mezzo); ed il nostro timido e stoico Orazio a chiudere il baraccone ed il suo profilo personale con un sorrisetto per eccesso di apprezzamenti.

Orazio

www.lepippementali.it La Gioconda non può competere

Infine c’è Maria de Filippi, che ancora una volta ha fatto centro, con il boom di ascolti del weekend ed il retweet di mezza Italia e di tutta la stampa.

Possiamo solo dire ad Ilenia di tenersi stretta la sua famiglia e di lasciar perder quel padre che si è dimostrato un enorme PIPPA vivente come piace a noi.

Un esempio per tutto il nostro blog.

Grazie Orazio

dal tuo … Aristippo.

 

Il simbolo del $ in Excel …

Perché in Excel si utilizza il simbolo del dollaro per bloccare le righe, le colonne e quindi, in combinazione, le celle? Ovvero perché il simbolo del dollaro in Excel esprime un riferimento assoluto?

Questa si … che è una vera e propria pippa mentale!
Diversi di voi, a ben d’onde, potrebbero anche esclamare: “E chi se ne frega!”.
Ebbene, a costoro suggerisco di andare a farsi un giro per il nostro blog, alla ricerca di altri articoli di loro interesse: sono sicuro che ne troveranno diversi … .
Agli altri, invece chiedo di seguirmi bonariamente nelle mie elucubrazioni mentali .

Prima di tutto  chiariamo che mi sono spazzolato per bene il web all’affannosa ricerca di una motivazione. Non ne ho trovata alcuna. Più volte mi sono imbattuto nel significato del simbolo del dollaro in quanto moneta, ma mai sul perché della scelta da parte di Microsoft.

Fatta la nostra bella premessa, con cui ci pariamo il culo, possiamo finalmente sparare la nostra pippa mentale. Procediamo con un sillogismo aristotelico:
Premessa maggiore: il dollaro incarna l’idea del denaro, ovvero del potere, ovvero degli Stati Uniti d’America.
Premessa minore:  il dollaro in Excel  rappresenta un riferimento assoluto.
Sintesi aristotelica: gli Stati Uniti sono un punto di riferimento assoluto.

“É la solita menata anti-americana!”, qualcuno di voi potrebbe legittimamente obiettare.
No, assolutamente no! Anche perché io faccio parte di quella generazione che è cresciuta con Happy Days, A-Team, Magnum P.I., Casa Keaton.
Vergognandomi un po’,  direi che conosco quasi di più la guerra di secessione americana, tanto strombazzata nei loro film e telefilm, che le 3 guerre di indipendenza italiane, distrattamente studiate sui libri di storia.

In conclusione, … la mia sarà forse davvero semplicemente una pippa mentale, … però la coincidenza è quantomeno  singolare … .

Innominato

Un drammatico annuncio … da una vecchia signora in rosa-nero.

E’ proprio vero … l’ironia del caso vuole spesso che il dramma si mostri con il suo volto più bizzarro.

Forse sarà per colpa del mio subconscio che, atterrito dalla gravità della notizia, anziché soffermarmi sul drammatico annuncio del test nucleare e sulle sue pericolose conseguenze, mi sono messo a fare mille pippe mentali sulla singolare speaker della Tv Nord Coreana.

Ri Chun-hee giornalista e conduttrice televisiva nordcoreana

“Ma chi è mai costei?” mi sono chiesto perplesso, scimmiottando il buon vecchio Don Abbondio con il suo enigmatico Carneade.

Ipnotizzato dai suoi meccanici movimenti, che reiteratamente la portavano ad accennare leggeri inchini in avanti, rapito dal suo sguardo fisso verso il basso, perso ovvero nell’attenta lettura del preciso copione da recitare, accecato dal suo sfolgorante jeogori rosa che sormontava il caratteristico china di colore nero, mi è scappato quel tipico saccente risolino occidentale.

Vinto dalla curiosità, sono dunque andato alla ricerca di notizie, scoprendo che l’arzilla vecchietta è tale Ri Chun-hee, di anni 72, famosissima giornalista coreana, andata in pensione nel lontano 2012. Richiamata appositamente per l’occasione, l’annunciatrice del popolo, così conosciuta da tutti, ha impressionato ancora una volta il mondo intero, e non solo per la gravità delle sue parole.
Infatti improvvisamente mi è tornato in mente come tale Ri Chun-hee, cresciuta con i fondi del governo e brillantemente laureatasi in performance art, fosse già balzata agli imbarazzi della cronaca nel 2011 e prima ancora nel 1994, quando scoppiando in un disperato pianto aveva annunciato la morte rispettivamente di Kim Jong II e di Kim II Sung.

Un ghigno beffardo, di colpo, è venuto a disegnarsi sul mio viso, prima che ancora una volta mi scappasse quel supponente sorrisetto da occidentale.
Insomma … è proprio vero che sempre “mi affretto a ridere di tutto e di tutti, per la paura di essere costretto a piangerne!”.

Innominato

Un anno fa … Charlie Hebdo!

Non mi soffermerò sul fatto in sé, né in appassionanti filippiche ricche di tanta sterile retorica: è stato scritto tanto e se ne scrive tuttora troppo, e spesso per fini biecamente strumentali. Comunque tutto … è iniziato un anno fa. O meglio per noi europei, tutto è iniziato con la strage alla sede di Charlie Hebdo, il nostro 11 Settembre statunitense, tanto che ormai è invalsa la moda di parlare di primo Natale ai tempi dell’Isis, di primo Capo d’Anno ai tempi dell’Isis … .

E’ passato un anno … e l’Europa è ancora sotto shock.
Uno shock surreale di cui spesso non ci si rende conto, ma che latente ci condiziona ogni giorno.
Uno shock che si rinnova ed acuisce di attentato in attentato, e che ci porta a rivedere i principi cardini della nostra cultura, le nostre libertà fondamentali.
E così … dopo 70 anni la Francia è tornata ha dichiararsi in stato di guerra, chiudendo anche momentaneamente le sue frontiere, nelle ore successive alla strage del Bataclan, che riapriva drammaticamente le ferite mai sanate dell’attentato alla sede di Charlie Hebdo.
E così … stati civilissimi come Danimarca e Svezia hanno deciso unilateralmente di sospendere il trattato di Schengen,  tornando a limitare la libertà di circolazione delle persone, per prevenire l’immigrazione illegale, la criminalità organizzata, nonché l’infiltrazione incontrollata di cellule terroristiche.
E così … per la prima volta i metal detector hanno fatto la loro comparsa nei luoghi simbolo della cultura italiana, come il Colosseo a Roma e la Scala a Milano.
E così … più comuni italiani hanno predisposto ordinanze, che prevedevano la rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche, in ottemperanza ad una sensibilità laica, volta a non offendere le altre culture presenti nel nostro paese.
E così … la Santa Sede, di angelus in angelus, persevera nel dar prova di straordinario equilibrismo linguistico, denunciando le continue stragi di cristiani nel mondo, senza però mai levare accuse che possano urtare altre confessioni, altre culture.  Anzi lo stesso apprezzatissimo  Papa Francesco I, un anno fa fu protagonista di uno degli scivoloni più clamorosi del suo pur positivo pontificato, allorquando commentando le vicende di Charlie Hebdo, in un eccesso di genuinità, dichiarò di considerare normale voler dare un pugno a chi offendesse la propria madre.
E così … , indolenti, si potrebbe continuare in questo assurdo elenco.

Maliziosamente, verrebbe però anche da pensare quante delle precedenti misure siano effettivamente conseguenza della strage di Charlie  Hebdo o del Bataclan, piuttosto che il risultato di altre logiche geopolitiche o di interessi economici particolari, che utilizzano in modo strumentale morti e feriti, facendo leva sul diffuso sentimento di paura.

E’ passato un anno … e da allora siamo tutti “Je suis Charlie”: un grido di paura più che un inno di libertà, un  bieco paravento più che un vero attestato di solidarietà.

Innominato

Le pippe mentali … il nostro blog!

Le pippe mentali: … tutto ciò che non dovremmo pensare … né tantomeno dire!

“Un altro blog! Noooo!”.
Questa potrebbe essere la tua reazione, internauta sventurato, che hai avuto la sfiga di imbatterti sul nostro sito.
Ebbene dunque, ce n’era davvero bisogno di un altro cazzaro?
Forse per il mondo di internet no, … ma per un surreale appagamento del nostro frustato ego … diremmo proprio di SI!

In ogni caso, proprio perché consci di non stare a postulare verità assolute sull’ermeneutica della finitudine, nostro obiettivo sarà quello di affrontare tutte le tematiche con un tono serioso, ovvero sì professionale ma mai saccente, presuntuoso, supponente, proprio di chi si sente depositario della ragione.

Così, mi par giusto di chiudere questo nostro primo editoriale con le parole del Beaumarchais: “Mi affretto a ridere di tutto e di tutti, per la paura di essere costretto a piangerne”.

Innominato

P.s.: Anche la stesura di questo articolo ha sollevato più pippe mentali … . Ad esempio come si scrive: tanto meno oppure tantomeno?
Entrambe le forme vanno bene, anzi quella da noi adottata rafforza il significato avversativo di “e a maggior raggione” (Trecani.it docet …).